Il Vaginismo è una sofferenza sessuale femminile provocata da una componente fobica di grado variabile, generante ansia, paura e angoscia verso l’approccio sessuale nel suo insieme, e, nello specifico, caratterizzato da intenso timore di provare dolore non solo alla rappresentazione reale ma anche immaginativa di accogliere il pene all’atto della penetrazione.
L’algofobia è altresì riferita all’introduzione di oggetti o strumenti clinici, di dita altrui, o persino proprie, nel canale vaginale. Il timore di provare dolore anche solo a livello immaginativo, comporta una decisa contrazione spastica dei muscolatura perineale e del terzo distale della vagina, muscoli che circondano il canale vaginale. Questa iperattività muscolare involontaria e di “difesa”, costituisce un deciso ostacolo alla penetrazione. Dopo minimi o diversi tentativi di approccio sessuale a secondo dei casi, pur mantenendo “idealmente” il desiderio di farlo, sovente si tende progressivamente a rinunciare a causa delle pesanti conseguenze psicologiche. Ciò può indurre a contemplare passivamente il problema senza chiedere aiuto anche per diversi anni, ma continuando la relazione sulla base di un apparente equilibrio raggiunto. In questo caso è il desiderio di un figlio il “movente” della richiesta d’aiuto. Vi sono invece altre condizioni ove la richiesta avviene effettivamente in tempi più brevi, in genere da parte di uno dei due partner. In questo frangente la terapia viene percepita primariamente come unica speranza al proseguimento della vita di coppia più che essere finalizzata al concepimento.
Va detto che la maggior parte dei partner ricercano il piacere attraverso vie alternative, come il coito orale o la masturbazione reciproca esercitando la stimolazione di tipo clitorideo nella donna. Purtroppo epiloghi di questo genere, se da un lato possono alleviare le profonde sofferenze, dall’altro inducono al rischio di un atteggiamento abitudinario, scontato e procrastinante verso il reale problema.
Per questo e per altri fattori il Vaginismo è la principale causa di matrimoni “bianchi” ovvero relazioni in cui la coppia allo stato dell’arte non è in condizioni di avere un rapporto sessuale completo, nonostante possa anche “funzionare” piuttosto bene sul piano affettivo.
Il Vaginismo può essere una complicanza della più frequente dispareunia, caratterizzata da dolore anche intenso percepito dalla donna durante l’atto della penetrazione superficiale o profonda. Non è semplice stimarne l’incidenza. Vi sono dati che attestano la percentuale attorno al 1,5% in donne fertili che si sottopongono con regolarità ad esami clinici. La difficoltà fa riferimento all’imbarazzo che molte di queste percepiscono nel comunicare la loro sofferenza, talvolta svelata quando costrette da visite ginecologiche caratterizzate da un certo grado di “invasività” manuale e strumentale e che a volte impongono dover svolgere tali valutazioni sotto anestesia.
La percezione che non si possa proprio “andare oltre” fa riferimento al timore del dolore che provoca la contrazione muscolare, e al tentativo d’approccio del partner che preme sul canale vaginale non lubrificato a sufficienza. Il risultato talvolta può portare alla formazione di piccole ferite generando uno stato infiammatorio cronico che accentua il dolore e lo mantiene. Una conseguenza della componente fobica primaria individuale è la tendenza a generare aspettative algiche e immagini mentali vivide, attivanti ancor più il timore di una percezione dolorosa. Nel partner come conseguenza, si può installare l’intensa preoccupazione di ferire, lacerare il canale vaginale e traumatizzare la partner, sia a livello fisico che psicologico. Ciò lo porta ad avere a sua volta un atteggiamento preoccupato, caratterizzato a seconda dei casi, da soggettive risposte psicogene. Frequenti sono l’ansia da prestazione caratterizzata da deficit erettile o eiaculazione precoce, oppure l’acuirsi di problemi sessuali di natura psicologica, già presenti nell’uomo da tempo. L’eventualità per una donna di rapportarsi con un partner anch’egli “problematico” sembra, infatti, per una serie di ragioni di ordine prevalentemente psicogeno, più frequente rispetto alla media.
La fobia del provare dolore legata alla penetrazione sia reale che immaginata, è sovente accompagnata nella coppia da scarsa informazione circa l’anatomia umana propria e del partner e la sessualità in genere. Nella donna sono frequenti le credenze erronee sul proprio canale vaginale, percepito come un organo fragile e non dilatabile che genera l’aspettativa di essere dolorosamente ferita. Questa innesca di conseguenza nel partner sensazioni di profonda preoccupazione e colpa per aver agito male, con un notevole ingaggio circa le proprie responsabilità, e porterà la coppia progressivamente a disinvestire sul rapporto.
Come già riferito, generalmente la donna percepisce timore e assume una posizione antalgica di “resistenza” anche verso introduzione di dita, oggetti o strumentistica medica con possibilità di importanti complicanze per la salute. Frequente, se non sistematica, l’avversità verso le visite ginecologiche, anche solo di controllo, in cui è necessaria l’ispezione manuale o strumentale. Non rari i casi ove è presente grande difficolta ad adempiere al mantenimento della propria igiene intima con quadri infettivi secondari ricorrenti come una maggior tendenza a soffrire di vaginite.