I DISTURBI ALIMENTARI
Che cosa significa soffrire di un disturbo alimentare?
Il disturbo alimentare rappresenta forse la più grave malattia psichica dell’età adolescenziale nei paesi occidentali, ma può avere origine anche durante l’infanzia o in età adulta. Colpisce prevalentemente il mondo femminile. E’ un autentico male di vivere, punta dell’iceberg di un profondo disagio interiore che porta l’individuo a innescare un rapporto distorto col cibo nel tentativo illusorio di lenire la propria sofferenza psicologica. Le statistiche rilevano che più di una donna su cento soffre di un disturbo alimentare
Il disturbo alimentare talvolta può rappresentare una vera emergenza medica oltre che psicosociale perché può portare a rischi molto gravi per la salute, al punto da costituire la prima causa di morte negli adolescenti dopo gli incidenti stradali. Durante il suo manifestarsi, è possibile rilevare diversi sintomi psicologici che testimoniano la profonda sofferenza in cui si può trovare l’adolescente. Cambiamenti di umore, forte ansia, irritabilità, insonnia, ossessioni, sentimenti di rabbia e disperazione, tendenza all’isolamento, un aumento “anomalo” dell’attività fisica, e in alcuni casi un generale calo dell’interesse sessuale e della performance scolastica, universitaria, o lavorativa. Inoltre possono essere presenti comportamenti impulsivi o abuso di alcool e sostanze.
Si può parlare in concreto di “disturbo alimentare” quando si configura uno dei seguenti quadri: – mantenere nel tempo un rapporto alterato col cibo, alimentandosi molto intensamente in poco tempo e cercando poi di liberarsi delle calorie assunte con diverse strategie;
- Assumere discrete quantità di cibo ma in continuazione;
- Introdurre poche calorie giornaliere, fino a smettere di alimentarsi per giorni. In molti casi possono evidenziarsi comportamenti alternati.
Spesso alla preoccupazione ossessiva per il proprio peso si associa una distorta percezione delle forme del proprio corpo. Questo fenomeno chiamato “dispercezione corporea” , nel disturbo alimentare porta tipicamente a percepire in modo poco obiettivo il proprio corpo, riflesso nello specchio come brutto o in sovrappeso o peculiarmente ad analizzare continuamente in modo ossessivo alcune parti di esso percependolo con forme abnormi, eccessivamente grosse, come nel caso della pancia, cosce, o glutei oppure larghe, come i fianchi. A volte può invece accadere che al contrario la persona eviti tassativamente azioni come specchiarsi o pesarsi, vivendo come sconvolgente la possibilità di vedersi grassa dinanzi allo specchio o intravedere sulla bilancia un lieve aumento di peso.
Quando l’adolescente ha un disturbo alimentare, il suo mondo è come se perdesse completamente di significato. Vengono meno i propri interessi, le proprie abitudini di sempre. Il tema dominante che attanaglia la mente su cui ruotano le giornate è la propria alimentazione. Il timore di una critica alla propria immagine, o il bisogno di essere padrone delle nuove abitudine alimentari genera grande preoccupazione e porta spesso la persona ad evitare le occasioni sociali, dove sia pressoché scontato condividere un pasto con amici o colleghi. Così alla luce di tali comportamenti i rapporti con gli altri si allentano, in un percorso inesorabile verso l’isolamento .
E’ molto difficile per i familiari relazionarsi con i figli che hanno un disturbo alimentare, proprio perché tendenzialmente il loro comportamento sia a tavola che durante la giornata viene vissuto come incomprensibile. Di fatto per molti genitori riesce difficile percepire particolari criticità o conflitti, né ad immaginare alcuni bisogni dei figli, tanto da definire la propria famiglia come una famiglia modello, “serena”, o comunque dove a loro giudizio non sono mai stati presenti particolari problemi che potessero giustificare fragilità psicologiche nei figli. Pertanto è facile sottostimare questi disturbi, vissuti non di rado dai familiari come espressione di un capriccio adolescenziale, di una moda, di un segno di protesta per cose futili, e quasi mai espressione di un serio problema psicologico che se non curato può avere conseguenze nefaste. Così in famiglia si rischia da un lato di sentirsi troppo sicuri e non mettere in discussione alcune dinamiche di comunicazione che rischiano a volte di colpevolizzare e ferire chi soffre del disturbo o, al contrario, ci si sente smarriti, e per questo si adottano stili comunicativi e comportamentali poco corretti, ambivalenti o caotici. In entrambi i casi involontariamente rischiano di costituire un fattore di mantenimento del problema, adottando strategie comportamentali di ostacolo alla guarigione quando non informati in modo adeguato su cosa sia veramente il disturbo alimentare e quale lo stile di relazione più consono da attuare per fronteggiarlo. Va detto a onor del vero che alcuni disturbi alimentari possono essere più ”invisibili” ai propri amici e anche ai familiari stessi. Questo perché in alcune categorie di disordini alimentari possono non esserci oscillazioni di peso significative. Un esempio tipico è la Bulimia Nervosa. In questo quadro l’adolescente può non presentare sensibili variazioni perché sebbene possa mangiare regolarmente al cospetto di amici o parenti e abbuffare di nascosto introducendo molte calorie in poco tempo, questi utilizza successivamente in modo strategico alcune pratiche compensatorie per non prendere peso come procurarsi immediatamente il vomito dopo i pasti, la condotta di eliminazione più frequente, ma anche aumentare l’attività fisica, o assumere in modo improprio lassativi, o svariate sostanze che limitano l’assunzione dell’assorbimento di cibo, o ancora utilizzare clisteri, con rischi pesantissimi sul metabolismo e sulla salute in generale.
La cura dei disturbi alimentari suggerisce pertanto senza alcun dubbio un protocollo di trattamento multidisciplinare che possa comprendere oltre alla valutazione medica dello stato di salute e al colloquio di psicoterapia individuale, anche la possibilità di cicli di incontri con i familiari o con coloro che devono confrontarsi giornalmente con chi manifesta questa grave sofferenza.
Il centro di psicologia e psicoterapia Reba a Milano Repubblica dispone di professionisti medici, dietisti e psicoterapeuti di provata esperienza nella cura dei disturbi alimentari. Contattateci ai numeri 3487624733 dr. Rebattini o 3397990535 dr.Bassanelli per un primo colloquio informativo.
I disturbi alimentari presentano varie forme a secondo del modo in cui si esprime questo rapporto alterato col cibo.
I Principali disturbi alimentari riconosciuti dal DSM V (American Psychiatric Association) sono tre, Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa, BED acronimo per “Binge Eating Disorder”, Disturbo d’abbuffata.
Tuttavia sono riconosciuti anche diversi disturbi dell’alimentazione “atipici” nel senso che non rientrano esattamente nella classificazione dei tre disturbi sopracitati discostandosi per alcune caratteristiche come la frequenza dell’assunzione di cibo o l’orario.
Infine sono classificati i disturbi della nutrizione che colpiscono soprattutto l’infanzia e l’ Arfid,acronimo inglese per “Avoidant/restrictive food intake disorder” disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo che colpisce sotto diverse forme tutte le fasce di età. Questo evitamento alimentare non è ampiamente giustificato come nell’Anoressia Nervosa dal timore di ingrassare, ma da altri aspetti motivazionali. Ne è esempio l’Ortoressia un nuovo disturbo alimentare in aumento in questi anni e rientrante sotto questa categoria. Si tratta di un autentico fanatismo alimentare che induce la persona ad una maniacale selezione degli alimenti fino a limitarne l’assunzione oltre il dovuto, privandosi così di sostanze essenziali per la propria salute. E’ in pratica l’esasperazione di una condotta alimentare inizialmente attenta sana ed equilibrata, e che in seguito a una serie di motivi soprattutto psicologici sfocia in una vera e propria ossessione di controllo, tanto che la persona arriva a percepire ansia fortissima se non scioglie il dubbio su qualità e origine del prodotto, terrorizzata all’idea di ingerire cibi potenzialmente dannosi per la propria salute, di dubbia provenienza, geneticamente modificati, contenenti pesticidi, grassi in eccesso, sostanze ritenute dannose come conservanti, coloranti, insaporitori, etc,.