ARFID
Distrurbi alimentari – le nuove categorie diagnostiche. Parliamo di ARFID
Che cos’è l’ARFID?
ARFID: “Avoidant/restrictive food intake disorder” disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo.
Il termine Arfid, è un acronimo inglese che sta per “Avoidant/restrictive food intake disorder” disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo. E’ una recente categoria diagnostica introdotta nel DSM-V la cui caratteristica principale consiste nell’evitamento o nella forte restrizione dell’alimentazione. Può colpire tutte le fasce di età e notare bene non è giustificato negli adolescenti dal timore di ingrassare e dalla percezione distorta del peso e del corpo come accade per coloro che soffrono di Anoressia Nervosa.
L’Arfid può essere pesente nei bambini e negli adulti
Arfid e fattori psicologici nei bambini: Nei bambini che manifestano una certo grado di opposizione verso il cibo è più probabile riscontrare alterazioni emotive e comportamentali, come depressione, ansia generalizzata o più specifica come il timore di soffocare per un esperienza che ha spaventato il bimbo in precedenza. Possono essere bambini che altresì presentano manifestazioni di facile irritabilità, distraibilità e irrequietezza non solo al momento del pasto.
Sensorialità e evitamento da cibo nei bambini: vi sono alcuni bambini che vivono l’ esperienza di un nuovo cibo come effettivamente disgustosa. Questo va tenuto presente poiché sono fisiologicamente più sensibili a sapori intensi e meno neutri. L’esperienza di disgusto di conseguenza può generare aspettative negative sul prossimo alimento sia conosciuto che sconosciuto. E’ dunque pressoché normale che possano tendere ad una certa selezione, mostrando diffidenza e preoccupazione all’idea di provare un determinato alimento. In alcuni casi invece può essere presente nei bambini un’ eccessiva o alterata sensibilità sensoriale meno fisiologica che porta a percepire come davvero insopportabili alcuni odori o sapori e francamente non esistendo per questa condizione una terapia sarebbe poco costruttivo forzare questi bambini ad assumere quel determinato cibo.
Arfid nell’infanzia e Fattori di rischio familiari:
Evitamento del cibo da:
Dieta “compiacente”. Quando vengono somministrati determinati alimenti “sicuri” per evitare capricci e garantirsi e stipulare rapidamente un comodo “contratto” di pace e tranquillità per lo meno a tavola. Questa è una pericolosa abitudine che sarebbe bene possa essere più che altro un’eccezione da attuare in poche circostanze perché il rischio è che indurrà più facilmente al rifiuto e al ricatto della protesta quando quel determinato cibo gradito non sarà disponibile.
Dieta povera e poco “fresca” da errate abitudini alimentari familiari o mancanza di tempo. A volte nei bambini l’emozione di “disgusto” per un alimento può anche originare dalla tendenza in prima e seconda infanzia da parte dei genitori a variare poco la dieta non abituandoli a determinati profumi e sapori dopo lo svezzamento. C’è da ammettere che siamo noi genitori stessi ahimè che attuiamo una dieta alimentare povera per cultura, o che non cuciniamo per pigrizia, perché troppo impegnati, o stanchi dopo un’intensa giornata di lavoro, o ancora che non assumiamo determinati cibi per nostri gusti personali privandone di conseguenza i nostri figli solo perché quella verdura non piace a noi. E’ indubbio che la preparazione di cibi freschi possa necessitare di maggior dedizione in cucina. Riteniamo altresì che una buona organizzazione nella preparazione degli alimenti possa essere un sacrificio decisamente fondamentale per la nostra salute in generale e il futuro dei nostri figli. Diverse volte infatti accade che in famiglia possano essere assenti o proposti con frequenza troppo sporadica alimenti importantissimi per la salute come per esempio legumi, verdura e frutta che all’occasione rischieranno di essere percepiti come poco “interessanti” e appetibili perché non abbiamo abituato i nostri figli a determinati sapori.
Evitamento del cibo da
-Assuefazione ai sapori. può capitare che molti bambini correttamente educati ad una buona dieta possano all’improvviso rifiutare un alimento assunto in verità fino a pochi giorni prima. e che in verità quel all’alimento da oggi sia improvvisamente divenuto immangiabile e disgustoso. Non disperiamoci, ce ne saranno altri in sostituzione, né incalziamo i bambini a mangiare quel cibo a tutti i costi. Pazientiamo e chiediamoci se per caso il bambino sia un po’ stanco di quei sapori, se per esempio nei giorni precedenti avesse assunto più volte quell’alimento all’asilo a scuola dalla nonna etc. Anche noi avremmo da ridire se mangiassimo lenticchie tutti i giorni..
-Emulazione di compagni. Se improvvisamente si manifesta un rifiuto di un alimento solitamente assunto fino a pochi giorni prima senza troppa resistenza, si può con leggerezza approfondire quali siano le abitudini alimentari per esempio di compagni di scuola che possano avere un certo ascendente. E’ spesso frequente infatti nei bambini la tendenza all’ imitazione e quindi allo scarto di determinati cibi perché alcuni compagni in mensa iniziano a declinarli come disgustosi, rifiutandoli con versi goliardici di accompagnamento e canzonando gli altri che timidamente li assumono. E’ pratica nota che la tendenza ad emulare gli altri coetanei derivi dalla necessità di farsi meglio accettare nel gruppo di appartenenza così da non rischiare di essere ancora presi in giro magari perché si mangiano i famigerati broccoli oppure se talvolta come merenda si porta una mela invece della solita merendina e che casualmente tutti i bambini gradiscono. Per questo in generale si ritiene molto importante la prevenzione quando possibile lavorando sull’autostima e su una corretta psicoeducazione alimentare sia nelle scuole che in famiglia.
ARFID: adolescenti e adulti
L’ ARFID: “Avoidant/restrictive food intake disorder” disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo nell’adolescente e nell’adulto può presentare un quadro psicologico caratterizzato da estrema preoccupazione verso le conseguenze del cibo ingerito. A volte la preoccupazione è oggettivamente fondata a causa di problematiche cliniche diagnosticate come per es l’ipercolesterolemia familiare, che impongono necessariamente un tipo di dieta e la rinuncia obbligata ad alcuni alimenti. In altre circostanze si passa dal timore di contrarre allergie, al soffocamento, fino al timore di avere sensazioni disgustose anche solo alla vista e senza in verità aver provato l’alimento incriminato. Ma la problematica psicologica forse più significativa e pericolosa di questi ultimi anni in ascesa come incidenza sia nella fascia di età adolescenziale che nell’età adulta è denominata ortoressia un termine che non tutti forse ancora conoscono. L’ortoressia costituisce un serio problema psicologico correlato a fattori individuali come bassa autostima, bisogno di controllo e perfezionismo patologico, “marker” psicologici presenti nell’Anoressia ma si allontana da questa perché la restrizione alimentare non è finalizzata al timore di ingrassare ma lo scopo è quello di ricercare in misura sempre più ossessiva la purezza degli alimenti. L’ortoressia è dunque un pericoloso fattore di rischio per la salute. Può accadere per svariati motivi psicologici che una persona trasformi progressivamente la sua corretta ed equilibrata abitudine verso il cibo sano in un’autentica ossessione per la qualità degli alimenti. Questo può portare progressivamente all’iponutrizione, selezionando in modo progressivamente più severo gli alimenti con il rischio concreto di non assumere sostanze fondamentali per la propria salute. Inoltre il progressivo bisogno di controllo porta il soggetto a limitare drasticamente tutte quelle situazioni sociali dove non è possibile avere il controllo sulla qualità del cibo somministrato, come ad esempio inviti a feste, cene, o anche comuni pause pranzo lavorative, in un cammino inesorabile verso l’isolamento e la malnutrizione.